Mi chiamo Marco Di Cangio, sono nato a Napoli il 7 novembre 1988 e sono uno psicologo psicoterapeuta iscritto all'albo A presso l'Ordine degli Psicologi della Campania.

Ho conseguito presso l'Università Federico II di Napoli la laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche e la laurea magistrale in Psicologia Clinica, Dinamica e di Comunità, con un lavoro di tesi sulle Neuroscienze Intersoggettive.

Mi sono specializzato in Psicoterapia a orientamento fenomenologico presso la Scuola Sperimentale per la Formazione alla Psicoterapia e alla Ricerca nel campo delle Scienze Umane Applicate con un lavoro di tesi sulla Fenomenologia della presenza online.

Ho svolto attività di tirocinio presso il SerT dell'Asl Na1, distretto 25 Bagnoli-Fuorigrotta, dove ho approfondito aspetti e dinamiche delle tossicodipendenze, alcolismo e gioco d'azzardo, e il tirocinio di abilitazione alla professione di Psicologo presso il centro di Psichiatria e Psicoterapia dell'Asl Na1, U.O.S.M. 26 Soccavo, dove ho consolidato la pratica con l'utenza, dall'accoglienza e l'analisi della domanda al lavoro di equipe e le dinamiche istituzionali.

Partecipo alle attività dell'Associazione di Volontariato Orizzonti, che annovera al suo interno Psicologi, Filosofi e Counselor, attiva sul territorio di Napoli e Pozzuoli con sportelli d'ascolto e laboratori nelle scuole, sostegno alla genitorialità e alle famiglie affidatarie, progetti in ambito carcerario, sostegno alla terza età, corsi e seminari di formazione e approfondimento.

In ambito scolastico ho partecipato a progetti di prevenzione e sostegno diretti a bambini con Disturbi Specifici dell'Apprendimento all'interno di scuole primarie, e ho condotto corsi e laboratori presso scuole secondarie di secondo grado, tra cui incontri sul bullismo e sul cyberbullismo, laboratori di pensiero e riflessione, corsi di gestione dello stress e del panico, incontri di approfondimento sulle dipendenze.

Ho collaborato con il Laboratorio della Cura presso l'Asl Na1 distr.26 Soccavo, con il Centro Oculistico Pascotto e con la Farmacia Kennedy in qualità di Psicologo.

Nel 2020 ho fondato il portale di sostegno psicologico e psicoterapia online ascoltonline.it

Leggi i miei articoli:

Schizoempirìa. Per una fenomenologia della presenza online. (2019)

Il Coronavirus e il pressappochismo della statistica inferenziale. (2020)

Immer Wieder. Rinnovare l'epoché ai tempi del coronavirus. (2020)

L'Assenza presente. Riflessioni su dovere, desiderio e anoressia. (2020)

Schizosemìa. Limiti del linguaggio, limiti del mondo. (2021)

Il mio stile diagnostico e di intervento psicologico si ispira alla fenomenologia clinica, alla psicopatologia fenomenologica e alla psicoterapia a orientamento fenomenologico-antropoanalitico.

Principali campi di interesse e di ricerca

- Clinica e Psicoterapia

La psicologia clinica (dal greco kline, letto) è la branca della psicologia che si occupa della relazione col paziente. Oltre ad essere la mia occupazione primaria, la clinica riveste per me il principale campo di ricerca. Essendo una materia incentrata sulle relazioni tra esseri umani, lo studio e la ricerca in campo clinico accompagna il professionista per tutto il corso della vita: il nostro sapere e la nostra esperienza non sarà mai abbastanza, è nostro compito e missione approfondire, conoscere, incuriosirci e domandare, ai libri, ai colleghi più anziani così come ai più giovani, e soprattutto ai nostri pazienti. Il sapere di un clinico non è mai applicato unidirezionalmente nei confronti di un paziente, ma è sempre uno scambio reciproco, un crescere insieme, non solo come professionisti ma soprattutto come persone.

La psicologia clinica è innanzitutto relazione, con adulti, anziani, adolescenti, bambini, coppie e intere famiglie. La mia ricerca in campo clinico è diretta innanzitutto ad approfondire i modi attraverso cui queste relazioni avvengono: lo studio del linguaggio, che sia verbale o non verbale, e dei modi in cui pensiero e linguaggio si intrecciano; l'ermeneutica, la costruzione di significati che finiscono per dare un senso peculiare alle nostre vite, la tonalizzazione affettiva degli elementi che compongono la nostra esistenza, i modi in cui tali significati si sedimentano e colorano la nostra esperienza quotidiana del mondo; l'analisi della domanda, ossia la costruzione insieme al paziente di cosa realmente si chiede al professionista nel momento in cui si sceglie di accomodarsi presso il suo studio;

Questi sono solo alcuni dei temi principali di una ricerca e interrogazione continua sui temi che caratterizzano non solo il sapere clinico, ma l'intera nostra esistenza.

- Internet e relazioni mediate da supporti tecnologici

Il lavoro psicologico è un lavoro di relazioni, e queste ultime sono spesso mediate da dispositivi che entrano a far parte della nostra vita in modo così profondo da rendersi immediate, automatiche. Internet, il computer, lo smartphone, sono tecnologie ormai pienamente radicate nel nostro sistema di significati da non richiedere alcuna riflessione nell'uso quotidiano. Se compito del clinico ricercatore è quello di interrogare anche e soprattutto l'ovvio, non può assolutamente sfuggire una modalità peculiare di relazione come quella mediata dai dispositivi online. Le mie ultime ricerche vertono proprio su questo tema e le relative declinazioni in termini psicopatologici e non: si pensi al fenomeno hikikomori, alla dipendenza da internet, e così via. Utilizzo il termine schizoempirìa (dal greco schizein: spezzare, ed empeiria: esperienza = esperienza scissa) per designare la peculiare caratteristica dell'esperienza del mondo e delle relazioni vissuta attraverso lo smartphone o lo schermo del pc, un'esperienza che ci può portare ovunque nel mondo e in qualunque momento, ma che tiene fuori il nostro corpo, per cui l'esperienza ne risulta scissa tra una "mentale" ed una "corporea". Ritengo che questa nozione possa dare un nome importante ad un filone di ricerca attualissimo e fecondo come quella delle relazioni mediate da internet, dai videogiochi alle psicoterapie e in generale percorsi psicologici online. Su queste premesse nel 2020 ho fondato il sito ascoltonline.it, portale di sostegno psicologico e psicoterapia online.

- Musica nella psicopatologia e nella psicoterapia

Accanto alla psicologia, la musica è l'altra grande passione che anima la mia vita, sia come ascoltatore, sia soprattutto come musicista, per cui non potevo esimermi dal provare a coniugare questi due mondi meravigliosi. La musica in psicologia e in particolare in psicoterapia è molto impiegata quale strumento terapeutico, come tecnica, così nasce infatti la Musicoterapia. I miei sforzi di ricerca vanno però in un'altra direzione, quella di provare a impiegare le dinamiche e le categorie musicali in ambito psicopatologico e diagnostico.

Come suona la persona che ho di fronte? è una domanda che spesso mi pongo in presenza di un paziente. Rispondere a questa domanda richiede una disposizione, una messa in ascolto particolare: non è un ascolto "ad orecchio", ingenuo, al contrario è una domanda ben strutturata e secondo precisi canoni. La musica si compone di suono e ritmo: il suono senza ritmo è semplice rumore, mentre il ritmo senza suono non è altro che scansione del tempo. L'unione di questi due elementi forma la musica. Posso dunque chiedermi: qual è il suono e qual è il ritmo della persona che ho di fronte? Un suono ha un'intensità, ossia il volume; ha un'altezza, ossia la frequenza; ha una timbrica, ossia la peculiare sonorità che distingue ad esempio il legno dal metallo. Un ritmo può essere costante, rallentato o accelerato, mutevole, e così via. Come si intreccia la musicalità di una persona con quella di un'altra? Come risuonano insieme? Trovo tutto questo non solo molto affascinante, ma anche molto utile per cogliere determinate sfumature psicopatologiche che possono invece sfuggire ad un impianto diagnostico più rigido. Al momento il mio lavoro di ricerca nel campo della musicalità è impegnato a offrire una sistematizzazione di queste idee e nozioni.

- Autismo

I disturbi dello spettro autistico rappresentano un altro campo di interesse della mia attività clinica e di ricerca. Sono un fervente sostenitore della Teoria del Mondo Intenso di Henry Markram, la quale rilegge lo scenario autistico non come risultato di deficit neurologici, bensì come una risposta anche molto comprensibile ad uno scenario di ipersensibilità: la persona autistica è una persona estremamente sensibile a tutta una serie di stimoli, sia interni che esterni, ed è così costretta a correre ai ripari per difendersi. Isolandosi, mettendo in atto comportamenti stereotipati e così via, non c'è da stupirsi che le maggiori difficoltà incontrate dalle persone autistiche rientrino nelle sfere del linguaggio e della socialità. Markram sostiene che questi scenari non siano l'origine bensì la conseguenza di un'estrema difficoltà a integrarsi in un mondo vissuto come troppo intenso da riuscire a sostenerlo.

Markram non è solo un grandissimo neuroscienziato, ma anche un padre, di un ragazzo autistico. Ciò che lo ha portato a queste intuizioni è il fatto di non aver semplicemente studiato l'autismo, ma di averlo vissuto. Un altro contributo fondamentale nella comprensione di questa modalità di esistenza è offerta da Temple Grandin, che continua a farsi portavoce dello scenario autistico "dall'interno". Credo fermamente che il filone di ricerca sul "Mondo intenso" sia la strada migliore per arrivare a offrire contributi importanti sia nella comprensione che nell'intervento e sostegno alle persone autistiche e alle loro famiglie. I miei sforzi di ricerca al momento si concentrano sulla restituzione di un aspetto descrittivo di questo fenomeno, per poi in un futuro, chissà, contribuire al raggiungimento di un impianto terapeutico che tenga conto della profonda sensibilità delle persone autistiche e possa aiutarle a trovare un equilibrio in un mondo che sembra volerli lasciare indietro.